MARZO
2013
concept: Dewey Dell
assistenza alla regia: Kuro Tanino
disegno dei costumi: Yuichi Yokoyama
con: Agata Castellucci, Teodora Castellucci, Eugenio Resta, Enrico Ticconi
coreografia: Teodora Castellucci
musiche originali: Demetrio Castellucci
luci e scena: Eugenio Resta
voci: Minako Matsuishi, Kuro Tanino
realizzazione dei costumi: Fly-Inflate, Giovanna Amoroso e Istvan Zimmermann/Plastikart, Atelier Pietro Longhi
realizzazione della scena: Fly-Inflate, Vito Matera
produzione: Dewey Dell
coproduzione: steirischer herbst / Graz, BUDA Kunstencentrum / Kortrijk for NEXT International Festival, Centrale Fies / Dro
con il sostegno di Tanzfabrik Berlin e di University of Zagreb – Student Centre Zagreb – Culture of Change (within APAP – Advancing Performing Arts Projects)
si ringrazia Schaubühne Lindenfels / Leipzig
Dewey Dell è sostenuta da APAP – Advancing Performing Arts Projects
durata 50′
Sin dai tempi antichi Marzo è sempre stato considerato il mese della guerra; l’Inverno svanisce e lo sbocciare della Primavera segna il momento di tornare a combattere.
In un cratere enorme causato dall’impatto di un meteorite milioni di anni fa, in un pianeta lontano dal nostro, abitano alcune persone. Come microbi colti dall’occhio di un microscopio o come pianeti colti dall’iride di un telescopio, noi osserviamo questi corpi vivere un dramma che sembra contenere tutta l’offesa che il luogo ha subito millenni di anni prima. Lo spazio universale che ci separa da loro è talmente ampio che si attorciglia su sé stesso e diventa tempo; non possiamo infatti definire un’era geologica, o capire la fase evolutiva presente, se anche loro guardassero verso di noi, di certo vedrebbero solo dinosauri e una Terra che non c’è più.
Osserviamo qualcosa che è destinato a viaggiare nello spazio cosmico per sempre e soli, come Galileo si sentì vedendo e scoprendo per la prima volta i corpi dei pianeti, ci trasformiamo in spettatori depositari di una storia, un dramma che sembra nascere dalla forza violenta di Marzo che investe ogni cosa con la sua acre ambiguità.